La peste, quella che Alessandro Manzoni descrive ne "I PROMESSI SPOSI", entrò nel Ducato di Milano portata dalle bande dei Lanzichenecchi nel 1630. La terribile epidemia toccò anche i nostri paesi lasciando numerose tracce del suo passaggio. Da un documento originale ritrovato nell'archivio parrocchiale siamo giunti a conoscenza dell'esatto numero di morti di peste a Rovagnate e nelle sue frazioni.
Dal 17 Maggio 1630 al 29 Dicembre i morti furono 150, più precisamente nel 1630 morirono 118 persone, nel 1631-1632 ne morirono 32.
Le ossa di alcune di queste persone (12 teschi) furono conservati in una cappella - ossario situata in centro al paese fino al 1955, data in cui venne decisa la rimozione completa.
La cappella era sormontata da una piattaforma di granito sulla quale dominava una scultura della morte con in mano una falce, da qui la denominazione " LA MORT DE RUAGNA' " (ora la statua si trova al Faido, una frazione di Rovagnate dove vi è un altare per la commemorazione dei morti).
All'interno dell'ossario vi erano un altare, le ossa dei morti, una tela a tempera raffigurante la Madonna del Carmine del pittore Pirovano eseguita nel 1919 (questo quadro è stato fino a qualche anno fa, custodito nella cappella del cimitero).
I dodici teschi erano conservati in cassettine di legno con faccette di vetro poste sopra quattro capitelli. Questa sistemazione venne eseguita dal parroco di allora, don Luigi Demolli, nel 1919.
Dopo la prima guerra mondiale l'ossario fu restaurato e trasformato in un monumento ai caduti. Nell'archivio parrocchiale vengono inoltre conservate le numerose lettere che si scrissero il parroco don Gaspare Cattaneo e il sindaco Enrico Rocca a partire dal gennaio 1955 fino all'agosto dello stesso anno. Questa corrispondenza aveva come oggetto la rimozione della cappella - ossario che ormai non poteva più rimanere in centro paese. Alla fine la decisione fu presa: la rimozione venne decisa in seguito al continuo aumento degli incidenti automobilistici in quella zona e anche per favorire l'asfaltatura lungo tutto il viale.
La parrocchia, prima di prendere questa decisione, interpellò la Curia Arcivescovile e le Belle Arti e, solo dopo aver avuto la loro approvazione, iniziarono i lavori.
Secondo l'accordo tra parroco e sindaco le ossa dei morti avrebbero dovuto trovare nuova e definitiva ubicazione nel cimitero, ma, in attesa dell'ampliamento di quest'ultimo, i resti vennero "provvisoriamente" collocati al Faido, dove ancora oggi sono conservati.